This is an italian blog concerning Costume Jewelry and vintage jewery collecting. All of the posts are written in italian language, however, if you need any information about these contents, we do speek english! All you need to do is ask. Till then... have fun with the pictures and be welcome!

31 ottobre 2010

Ancora Animalier: rana tropicale con ombrello!

Perché una rana tropicale dovrebbe aver bisogno di ombrello, vi chiedete voi? Me lo chiedo anche io, ma la risposta a questa domanda non arriverà, almeno non sulle pagine di questo blog.
Ci concentreremo, invece, un'altra volta sugli splendidi pezzi animalier, mai passati di moda ma mai così splendidi come negli anni '40. Questa rana, infatti, è smaltata con smalti di più tonalità di verde e rosso, ornata di marcassiti di dimensioni diverse.


Per più post di fila mi ritrovo a parlare sempre di lei, Alice Caviness, nome non più celebre di altri, certamente storici, ma creatrice di splendidi pezzi soprattutto negli anni '40. Sono, infatti, innamorata dei suoi meravigliosi oggetti in filigrana di argento, e anche di quelli a forma di ogni genere di animale. Personalmente possiedo solo questa minuscola rana, ma ho pensato di pubblicare sotto due immagini che ho trovato, raffiguranti l'intera collezione animaler in argento, smalti e marcassiti da lei firmata.


Ci sono pavoni, gufi, galli, anatre, pappagalli; ci sono pesci tartarughe e altri esseri marini. Ci sono, naturalmente, farfalle, coccinelle, api, ma anche cani, cavalli, elefanti e persino un panda. Alcune forme non sono esattamente definibili come "animalier" perché trattano temi diversi: c'è infatti un meraviglioso cestino con fiori o un quadrifoglio. Ma sono tutte ugualmente raffinate e affascinanti.


Auguro a tutti di poter un giorno vedere da vicino una di queste meravigliose creazioni, magari divenirne possessore. Sono di certo tra le cose più irripetibili che la "Costume Jewelry" ha creato: piccoli dolci animali, resi più reali da smalti coloratissimi e illuminati da marcassiti.

29 ottobre 2010

Lacrime di giada e Aurora Borealis blu

Pochi giorni fa abbiamo chiarito che cosa significasse il termine Aurora Borealis nella Costume Jewelry, e abbiamo anche menzionato la possibilità che questa tecnica venisse applicata non solo su cristalli bianchi, ma anche quelli con una base colorata. L'effetto risulta infatti estremamente ipnotico e avvolgente.


Questa spilla firmata Alice Caviness presenta una intricata ed eterea composizione di sfere di giada (probabilmente in vetro), "foglie" o forme geometriche piatte in metallo color oro, e piccoli cristalli Aurora Borealis di colore blu scuro. L'effetto è semplicemente magico: infatti, come figure secondarie della composizione, i cristalli AB luccicano misteriosamente e sembrano quasi un inganno dell'occhio, quando la loro luce colpisce lo sguardo.


Come si vede bene in questa foto, la base su cui si realizza un pezzo simile è una quasi semisfera bombata e vuota all'interno, di cui la parte superiore è bucherellata da tanti fori. Proprio su questi si agganceranno gli elementi che daranno vita alla composizione in superficie. Questa tecnica è tuttora usata per realizzare bigiotteria artigianale.


Alice Caviness si è sempre distinta per le composizione avvolgenti, abbinamenti di colore inaspettati, materiali fuori dal comune. Questa piccola spilla ne è la prova, dimostrando che per creare qualcosa di bellissimo basta, in fondo, un po' di gusto, e nessun eccesso.

27 ottobre 2010

La migliore filigrana è portoghese

La lavorazione a filigrana è una tecnica che risale a migliaia di anni fa, e la sua nascita si attribuisce al lontano Oriente, dal quale migra gradualmente durante le civiltà Greca e Romana fino a quell'angolo della Penisola Iberica dove si colloca oggi giorno il Portogallo. Il Portogallo è inoltre l'ultimo luogo dell'Europa dove più a lungo è rimasta presente la civiltà araba, e di questo risente positivamente l'intero artigianato del paese.


La cosa più curiosa è che, laddove sono state fatte le più interessanti scoperte archeologiche in termini di gioielli realizzati con questa tecnica (vicino alla città di Braga), ancora oggi si concentra la produzione di pezzi in filigrana! Naturalmente, gioielli in filigrana, sia d'oro (19,25 carati è la composizione in uso) sia d'argento 925 (spesso in bagno d'oro 24k) si trovano ovunque in quel paese, e delle vere e proprie opere d'arte si trovano in vendita anche nella capitale, a Lisbona.


Ciononostante, i pezzi provengono dal Nord del paese, dove questa arte non è mai caduta in disuso negli ultimi... millenni! Le forme più comuni, nel contesto della bigiotteria e gioielleria, sono sempre farfalle e fiori. Piuttosto comune è la forma del gallo, simbolo del paese, al pari con le imbarcazioni tradizionali che ricordano l'epoca delle scoperte marittime: le caravelle.


Gli oggetti sono realizzati a mano, e la tecnica è estremamente intricata e minuziosa. Oggetti di grandi dimensioni, realizzati anche per la decorazione della casa, possono essere frutto di mesi e mesi di lavoro. I prezzi variano sempre in base alle dimensioni e al materiale utilizzato. Tralasciando l'oro giallo, che naturalmente fa lievitare qualsiasi manufatto, si può dire che una spesa minima per un oggetto di questo tipo si aggira intorno ai 20 - 25 euro per arrivare a cifre decisamente più elevate: diverse centinaia per bracciali e collier elaborati, oltre un migliaio per oggetti voluminosi e decorativi.


La filigrana è una tecnica presente in tutta la storia del gioiello, e caratteristica di diversi paesi. Ma forse nessuna può uguagliare la leggerezza, la finezza, la qualità di quella realizzata in Portogallo. Chiunque ne sia appassionato, non può non ricordarsi di cercare questi splendidi pezzi se un giorno gli dovesse capitare di visitare il paese. La passione per la bigiotteria e gioielleria vintage e antica, allora, sarà un motivo in più per cercare forme dall'eleganza d'altri tempi.


Nelle foto, spilla a forma di orchidea, in argento 925 lavorata a filigrana.

26 ottobre 2010

Un nome indimenticabile: Hattie Carnegie

Non si può parlare di Costume Jewelry senza menzionarla. Nata come Henrietta Kanengeiser in Austria, nel lontano 1889, entra in contatto con il mondo della moda grazie a suo padre, abile sarto e stilista. Inizia disegnando abiti su misura per clientela abbiente, ma presto da vita a ciò che sarebbe stato l'inizio del "pret a porter", la vera rivoluzione del 20° secolo per quanto riguarda la moda: capi belli ma accessibili a tutti, di taglie più comunemente utilizzate.


La bigiotteria firmata Hattie Carnegie appare per la prima volta nel 1929, come complemento degli abiti che disegnava. Tale produzione va avanti soprattutto fino agli anni 50, quando iniziò a scemare. Hattie Carnegie firma importanti pezzi indossati da star holliwoodiane, ma è anche fiera di, negli anni '60, disegnare le divise per il contingente femminile dell'esercito Americano. Hattie muore alla fine degli anni '60, e la ditta va avanti per pochi anni, prima di chiudere. I pezzi di bigiotteria caratterizzano gli anni 20, 30 e 40, e sono caratterizzati da qualità altissima e design innovativo.
Nella foto, spilla in metallo color oro e pietra di vetro a imitazione di giada, firmata Hattie Carnegie, periodo, anni '40 circa.

25 ottobre 2010

Che cosa sono i cristalli "AB", Aurora Borealis

Cominciamo col chiarire una cosa: "Aurora Borealis" è una definizione che viene utilizzata per due cose diverse: i "veri" cristalli AB (l'abbreviazione comunemente utilizzata), e tutti quegli oggetti in vetro o plastica realizzati per imitarne l'effetto estetico. Quindi partiamo dall'inizio!


"Aurora Borealis" è un tipo di cristallo, o meglio, una tecnica di trattamento dello stesso cristallo, ideato da Svarovski nel 1950. Si tratta di coprire la superficie del cristallo con un sottilissimo stratto di metallo, il quale rende molto più luminosi e multicolori i riflessi emanati dallo stesso: a causa degli stessi, i cristalli AB o Aurora Borealis vennero chiamati anche Rainbow, Cristalli Arcobaleno. Pare che la tecnica sia stata inventata su richiesta di Christian Dior a Manfred Swarovski, che in quel periodo stava cercando una "nuova luce" da abbinare al suo New Look degli anni '50.


Inizialmente, era un piacere per persone abbienti quello di acquistare un gioiello con cristalli Aurora Borealis. Poi, venne permesso anche ad altri grandi marchi, come Coro con le sue linee Corocraft e Vendome, di utilizzarla. Infine, l'effetto di Aurora Borealis venne imitato ampiamente da quasi tutte le aziende che producevano bigiotteria in quel periodo, perché estremamente popolare. Ne esistono quindi interpretazioni in vetro e materiali plastici, più o meno nobili, più o meno resistenti. 


Con le perline o cristalli Aurora Borealis si crearono spille, orecchini, collane: ogni tipo di oggetto. Inoltre, si realizzò quello stesso effetto su cristalli o perline di colori di base diversi, aggiungendo un ulteriore elemento di sorpresa ai pezzi. I cristalli Aurora Borealis o AB sono un'immagine che caratterizza un periodo preciso. 


A proposito, ciò che ogni collezionista dovrebbe sapere: i cristalli Aurora Borealis nascono nel 1950 e passano di moda prima della fine del decennio. Ciò rende facile datare i pezzi, e anche valutare in maniera intelligente un acquisto! Infatti, se vi viene detto che un pezzo con cristalli Aurora Borealis appartenga agli anni 40 o 30 ciò non è semplicemente possibile!
Nelle foto: massiccia spilla firmata Alice Caviness rivestita da perline di plastica Aurora Borealis. Periodo, 1950.

23 ottobre 2010

L'insostenibile leggerezza del bello

Si tratta di una tecnica che ricorda fortemente le spille floreali di Hobè: una composizione in rilievo ha un'apparenza eterea e leggera grazie ad una semplice tecnica: il tutto è appoggiato su una sorta di "rete", la quale permette una lieve trasparenza.


Le domande sono: perché questa rete ha una forma così irregolare invece che geometrica, forse più facile da realizzare meccanicamente? Forse perché gli elementi della struttura che traspaiono in superficie, sembrano in questo modo far parte della composizione invece di spezzarla con linee rette.
Quale può essere invece il motivo di utilizzare una tecnica simile? Forse proprio la questione del peso dell'oggetto; non solo per la comodità delle signore, ma anche per i costi dell'azienda.


Nelle foto, spilla firmata "Sterling Craft by Coro", in argento 925, periodo fine anni '30 - primi anni '40.

22 ottobre 2010

La magia di Corocraft: Spilla e pendente, 2 in 1

Ho letto da qualche parte, che una volta, quando ad una giovane ragazza una persona cara, un parente, voleva fare un regalo, la spilla fosse l'oggetto più consigliato. Perché non aveva il significato di un anello, non esigeva lobi forati come degli orecchini, non condizionava lo stile come una collana. Ma soprattutto, la si poteva indossare senza necessariamente cercare il pendant Una spilla si poteva abbinare a tanti capi, e non esigeva un intero set di gioielli in linea, cosa che una giovane ragazza non poteva ancora avere.


Le spille sono, dopotutto, un oggetto a sé nel mondo della bigiotteria e della gioielleria in generale. Certo, le troviamo anche in delle bellissime parure e, nei tempi in cui si usavano di frequente, nessuna linea poteva fare a meno di una spilla al proprio interno. Ma le spille sono degli elementi autonomi, tra l'abbigliamento e il gioiello. Sono accessori? Comunque le si voglia chiamare, resta il loro incredibile potere di illuminare qualsiasi abbinamento dalla loro posizione di apparente indipendenza.


Ma cosa dire di una spilla che non si limita al proprio ruolo? Infatti, usanza non rarissima e di certo brillante è quella di un realizzare pezzi che contemplino entrambe le funzioni. Una spilla può facilmente diventare un pendente, se l'ago che le conferisce tale funzione viene nascosto dal corpo dell'oggetto. Infatti, se quest'ago si vedesse, come capita in alcuni pezzi dalla forma eterea, "filigranosa", allora nessuno uso diverso sarebbe possibile se non come spilla, nascondendo l'ago in questione dietro la stoffa alla quale la si indossa.


Quando invece il corpo della spilla è sufficientemente solido, basta l'aggiunta di un anello nel punto desiderato per trasformare il pezzo in due pezzi diversi: spilla e pendente. Così la scelta rimane più vasta, e il pezzo trova molte più forme di utilizzo. Mi è capitato di vedere questo meccanismo in diversi pezzi, alcuni dei quali anche gioielli in oro.


A questo voglio aggiungere che non è difficile ottimizzare in simile modo i pezzi che già abbiamo. Una spilla pesante che appunto non fa trasparire il retro, può essere appesa ad una catenina anche per la struttura di aggancio, purché questa funzioni ottimamente e la chiusura sia sicura. 
Nelle foto, Coro "Corocraft": spilla in argento 925 "Sterling", con doratura in superficie; cristalli bianchi e color acquamarina. Periodo, anni '40.

21 ottobre 2010

Hobé, alta gioielleria tramutata in argento

Del marchio Hobé, o Hobé et Cie, conosciamo già la nascita nel vecchio continente, il trasferimento dalla Francia a New York nei primi '900, l'aneddoto riguardante l'espressione "Costume Jewelry" la cui nascita, pare, si attribuisca proprio alle creazioni di Hobé specialmente per gli spettacoli di Cabaret. Ma ci sono aspetti specifici della storia di questo grande marchio che ne spiegano, in un certo senso, l'eccezionalità.


Sappiamo, infatti, che Jacques Hobé, padre del "nostro" William, sia stato un grande gioielliere, e che proprio a lui si deve l'inizio di questa storia. Riteneva, infatti, che i pezzi di bigiotteria dovessero essere creati con la stessa cura impiegata in quelli preziosi. In altre parole, che fosse la qualità, la tecnica, la cura, a definire il pezzo e non la caratura dell'oro o delle gemme. 


Creare bigiotteria, infatti, fu una scelta non tanto di "minore livello", ma anzi la possibilità di liberare la creatività e la fantasia del designer, senza dover pensare continuamente ai costi. L'argento e i metalli non preziosi sostituiscono l'oro con successo, regalando forme meravigliose ad una clientela molto più vasta. Questa posizione è innovativa, se non rivoluzionaria per i tempi; ed era stato proprio Jacques Hobé, ancora in Francia, a metterla in pratica.


Successivamente, William, arrivato a New York, si distingue per un ulteriore apporto donato a quello che sarà uno dei più importanti marchi di bigiotteria vintage. Infatti, William Hobé, con una passione non minore di quella del padre, approfondisce lo studio del costume d'epoca, ritenendo che il gioiello ne sia espressione e sintesi. La sua preparazione gli permette di creare un design che si distingue da tutto ciò che all'epoca si poteva trovare, e la stessa lo rende così abile nel costruire gli accessori per gli spettacoli teatrali e anche per le produzioni cinematografiche di Hollywood.


Una curiosità riguardante la famiglia Hobé, è la scoperta della formula delle perle sintetiche di Maiorca, famose per il loro splendore. L'azienda chiude solamente nel 2000, nonostante i vari cambiamenti nella sua gestione l'abbiano resa molto prima diversa da ciò che era stata in origine.
Nelle foto, spilla in argento 925 "sterling", firmata Hobé, a forma di cornice con composizione floreale tridimensionale.

19 ottobre 2010

Per la serie Animalier, un bassotto di filigrana!

Vi presento questo piccolo bassotto di argento 925, firmato "Sterling Germany" con un ulteriore piccolo segno stampato che però non riesco a decifrare. Potrebbe essere un simbolo tipico degli oggetti in argento Tedeschi: infatti, stampi specifici identificano l'anno di produzione e persino la città.


In questo caso, però, ho il sospetto che il piccolo simbolo stampato significhi qualcos'altro. Infatti, questo bassotto ricorda nello stile i pezzi di Alice Caviness realizzati in Germania durante gli anni '40. La targhetta è identica a quelle utilizzate dalla stilista, mancherebbe solo una targhetta identica con sopra inciso "Alice Caviness". Come se non bastasse, ho già visto un bassotto quasi identico ma firmato.  Quale può essere la spiegazione?


La realizzazione del bassotto dalla fabbrica o artigiano cui era stato assegnato, secondo il modello di Alice Caviness ma non più per conto dell'azienda? Imitazione diretta? O forse si trattava di un modello comune, ripetuto più volte da più aziende?

18 ottobre 2010

Che cosa significa "pat.pend."

In verità, lo abbiamo già menzionato, ma è bene spiegarlo una volta per tutte. Infatti, questa sorta di abbreviazione, che così spesso troviamo incisa, vicino alla firma o al marchio, può creare molte domande a chi s'impossessa del pezzo. La spiegazione è molto semplice. 


Prima che venisse introdotto il marchio commerciale, la "c" dentro il cerchietto, per intenderci, veniva praticato il sistema dei brevetti. Un brevetto serve a proteggere una invenzione, quindi ad assicurarsi che altri non la utilizzino come propria. La "Patent System" Americana nasce nel 1790, durante la presidenza di George Washington. Per la prima volta negli Stati Uniti si garantiva la proprietà di un'invenzione del proprio inventore. Il sistema funzionava tramite una serie di verifiche, eseguite su richiesta dall'ufficio competente, e il rilascio del brevetto, detto appunto "patent", al richiedente. I brevetti vennero indicati con il nome del richiedente, e non con il numero progressivo fino al 1836, data in cui all'Ufficio Brevetti ci fu in incendio; nel processo di recupero, per quanto possibile, il materiale perduto, i brevetti recuperati vennero numerati, e la prassi rimase anche successivamente. Attualmente esistono oltre 5 milioni di brevetti rilasciato, nel tempo, dall'Ufficio Brevetti.


Tornando a noi, si è già potuto intuire che "pat.pend" fa riferimento proprio alla questione dei brevetti; infatti, l'abbreviazione corrisponde a "patent pending", letteralmente "brevetto pendente". Quando vediamo questa iscrizione su un pezzo, sappiamo che ne è stato disegnato un modello depositato all'Ufficio Brevetti, e che al momento della realizzazione del pezzo non era ancora pervenuta risposta. La risposta potrebbe, poi, essere arrivata, e quindi pezzi successivi, dallo stesso design, possono presentare già un numero di brevetto oppure non portarne nessuno inciso sulla propria superficie. Oppure può non essere mai stato rilasciato il relativo brevetto.


La sigla "pat.pend." ci indica quindi un ulteriore dato: il pezzo in questione appartiene ad un periodo precedete al 1955, anno in cui si iniziò ad utilizzare il marchio commerciale. Il pezzo, così ci racconta di essere stato disegnato affinché poi la sua bozza venisse depositata all'Ufficio in questione; che dall'ufficio non era ancora arrivata risposta ma che comunque la proprietà intellettuale era stata protetta.
Nella foto, bracciale di Napier, in argento 925 "sterling", con la sigla pat.pend.

16 ottobre 2010

Come datare un pezzo di bigiotteria vintage?




A volte, amarli non basta. Chi colleziona o è semplicemente appassionato di bigiotteria vintage (o "Costume Jewelry"), sa bene che ad un certo punto il desiderio di sapere di più sui propri pezzi diventa impellente. E quale è il dato fondamentale? Sicuramente, l'età. L'età permette di scoprire molte alte informazioni, o di dare significato a quelle già disponibili. Infatti, il materiale o le tecniche utilizzate possono acquisire nuove sfumature alla luce del periodo al quale il pezzo appartiene.



Certo, gli specialisti non hanno bisogno di questi suggerimenti, e d'altronde non lo siamo nemmeno noi. Ma alcuni punti di partenza possono essere utili. Per prima cosa, verificare se l'oggetto porta la firma di un marchio. Alcune aziende hanno cambiato la loro firma negli anni, o creato apposite linee in determinati periodi. E' l'esempio di Coro, la quale ha realizzate un altissimo numero di linee esclusive, o di Boucher, i cui pezzi portano quasi sempre  un numero seriale che permette di identificarli con precisione. 
Se la firma da sola non è sufficiente, ossia non identifica un periodo preciso di attività, si può seguire altre piste, come ad esempio la tecnica utilizzata o il materiale. Sappiamo, ad esempio, che sono particolarmente abbondanti i pezzi in argento 925 "sterling" realizzati negli anni '40: durante il conflitto mondiale gli altri metalli erano stati destinati allo sforzo bellico. Ma l'utilizzo dell'argento esclusivamente negli anni '40 non è caratteristico di tutte le aziende: è il caso di Coro, di Alice Caviness, Hobè, ma non di Napier, che realizza splendidi pezzi in argento anche successivamente. Come se non bastasse, alcuni grandi nomi hanno realizzato linee quasi solo in argento, come ad esempio Bond Boyd o Wells.



Bisogna saper riconoscere gli stili, ma non è facile e ci vuole molto tempo e molto occhio. Indicativamente, sono caratteristici degli anni '50 i pezzi che utilizzano molto colore bianco e panna, spesso rappresentato da smalti su metallo color oro. Non necessariamente sono più astratti i design dei pezzi più recenti: bisogna osservare attentamente il percorso di ogni azienda, in quando forme più barocche possono succedere a quelle più minimali.
Bisogna ricordare, infine, il valore del marchio commerciale, il quale appare nel 1955 e identifica i pezzi creati successivamente. Molto utile può essere la presenza di un patent number, numero di brevetto. Tale numero può essere facilmente inserito in un sito di ricerca apposito (su Google è facile trovarlo) e identificare il disegno originale del pezzo, con la relativa data. Il problema è che spesso i numeri di brevetto erano indicati sui pezzi riferendosi al meccanismo utilizzato (ad esempio, nel caso di alcuni orecchini) e non al design. Quindi un meccanismo poteva essere usato anche vent'anni dopo. Certamente non prima, però: e ciò è già un aiuto. Infine, è possibile sfogliare direttamente i disegni originali del marchio (si trovano su alcuni siti internet) o le pubblicità dell'epoca (qualche volta vengono messe all'asta) alla ricerca del proprio pezzo.


Per i pezzi non firmati, il discorso diventa molto più complicato e diventa indispensabile conoscere i metalli, i colori, le mode, per poter attribuirgli un'età. Il consiglio resta quello di informarsi tramite pubblicazioni sul tema (un esempio utile può essere "Bijoux" di Deanna Farneti Cera, o la famosa pubblicazione di Brunialti, spesso riferimento dei collezionisti), in modo da imparare a riconoscere alcuni inequivocabili segni. D'altronde, la passione si esprime proprio in questo!
Nelle foto, spilla in argento 925 "sterling" firmata Coro, design di Adoph Katz del 1942.

15 ottobre 2010

Eteree piume e foglie secche

Forse più ancora dei fiori, più degli insetti e più delle forme geometriche come cerchi e spirali, sono state esplorate, in ogni forma possibile e da ogni designer, senza eccezione, la forma di foglia e di piuma. 


E non a caso ho riunito queste due forme, per quanto lontane nel mondo della natura: infatti, queste due forme spesso diventano indistinguibili nell'universo della "costume jewelry" che le rappresenta.


Un elemento allungato, con una "spina dorsale" e un allargamento sul corpo principale, questa è la forma che vediamo così spesso e non potremmo realmente chiamare nè totalmente foglia nè totalmente piuma!



Nelle foto, tre spille in argento 925 "sterling" dorato e marcassiti, realizzate con la tecnica della filigrana, firmate "Alice Caviness Sterling Germany".

14 ottobre 2010

Girassoli di... Truart o Coro?

E' facile attribuire un pezzo ad un marchio quando il pezzo è famoso, e/o quando le sue linee sono caratteristiche del lavoro di un preciso designer. Una duette a forma di gufi parla di Coro, il set in argento a forma di ballerina di danza classica è l'immagine di Napier, la corona con cristalli incastonati è Trifari (anche se per prima fare un pezzo simile sia stata Coro), una spessa collana di rame fa subito pensare a Rebajes. Ma non tutti i pezzi sono "storici" e molti, in tutto il loro candore e leggerezza, non sono entrati a fare parte dell'immaginario collettivo. 


Eppure ci sono. Come questa spilla in argento 925 "sterling", con doratura rosata, a forma di girassoli. E' firmata Truart, ma se vi dicessi che questa stessa, identica spilla, l'ho già vista firmata Coro, con una classica targhetta "Sterling by Coro" al posto di quella attuale? Truart è una azienda che realizza bei pezzi, prevalentemente in argento, dal 1940 al 1950 circa. Coro è uno dei più grandi marchi della cosiddetta (erroneamente?) Costume Jewelry americana. Chi ha rubato da chi?


Come se non bastasse, questo non è il primo pezzo che mi capita di vedere sia firmato da Coro sia da Truart. Una simile spilla, di colore argentato e a forma di Calle, è già stata avvistata due volte e con le stesse due firme. Forse la realizzazione di queste spille è stata ordinata ad artigiani esterni, i quali hanno scambiato le firme? Forse, essendo pezzi non coperti da copyright, potevano spesso e volentieri essere riprodotti da più aziende? Il mistero resta irrisolto, per ora.

13 ottobre 2010

Bond Boyd Sterling: cristalli, smalti, oro colorato... made in Canada

Lasceremo per un momento gli Stati Uniti per, pur restando sul continente americano, visitare il vicino Canada, in particolare modo la città di Toronto, dove è nato un vero e proprio gigante dell'argento: l'azienda Bond Boyd. Pur essendo di carattere familiare, il nome è rappresentativo di una serie di bellissimi pezzi in argento 925 "sterling" realizzati sin dagli anni '40 e dalla qualità che non si può ignorare.


Bond Boyd nasce nel 1940, e la sua attività prosegue fino ai giorni d'oggi. Infatti, nonostante i moltissimi inevitabili cambi nella gestione dell'azienda, il nome ancora firma molti splendidi pezzi realizzati in argento 925. Oggi giorno si occupa prevalentemente di souvenir di qualità, piccoli gioielli d'argento che rappresentano i simboli del Canada, come la foglia di acero,  e realizza oggetti su ordinazione per occasioni speciali.
La caratteristica che contraddistingue i pezzi realizzati da Bond Boyd, in particolar modo i pezzi vintage che qui ci interessano, è la qualità, minuziosamente controllata sin dagli inizi dell'azienda. I cristalli utilizzati sono spesso pietre semi preziose, e la doratura, molto frequente e realizzata secondo diverse tecniche, è qualche volta realizzata in oro anche da 22k o 24k.


Questa è una deliziosa spilla firmata Bond Boyd, particolarmente ricca nei dettagli: realizzata in argento 925 "sterling", è interamente coperta da una doratura prevalentemente rosa, abbinata a quella di colore giallo. Il fiore rappresentato al centro della spilla è smaltato di colore bluette, ornato di dettagli che rendono più realistici i petali. Il cristallo ovale al centro è accompagnato da un altro rotondo, attaccato ad un ricciolo dorato, dietro il quale è presente la targa con la firma del marchio.

12 ottobre 2010

L'Oro di Coro



Nonostante la bellezza ricca, eterea, intensa dei pezzi decorati con cristalli e strass, insisto spesso sull'eleganza incantevole di quei pezzi che, realizzati in un solo metallo o colore, si affidano solamente all'originalità del loro design per attirare gli sguardi su di sè.



Non potevo non presentarvi questa splendida parure firmata Coro, appartenente probabilmente ai primi anni '60. E' realizzata interamente in metallo color oro, è composta da una spilla, un paio di orecchini e una massiccia collana girocollo, e presenta forme vagamente vegetali; forse, la spilla e gli  orecchini rappresentano un ananas o una pigna, forme entrambe importanti nella costume jewelry e nella bigiotteria in generale in quanto associate spesso ai buoni auspici. 


La collana è, dal mio punto di vista, l'elemento più interessante della parure, con il suo corpo pesante e flessibile, composto da tanti segmenti articolabili che dall'esterno creano questo aspetto poroso, un poco etnico. E' quell'esatto esempio di pezzo che, nonostante il suo volume e vistosità, vince in semplicità di materiale, divenendo, così, abbinabile a quasi qualsiasi stile.


Nel suo libro "Bijoux", Deanna Farneti Cera ci presenta gli anni '60 come periodo di grandi innovazioni nella creazione della bigiotteria, in particolare modo nei materiali utilizzati, nelle forme rappresentante. Ma, oltre a questo movimento che tende a spogliare il gioiello dalla sua preziosità, ce n'è un'altro che gioca con la stessa. L'autrice menziona la popolarità della pellicola "Cleopatra" del 1963 come punto di partenza di una moda opulenta, che quasi vuole ricreare i gioielli delle antiche donne reali.


Questa parure è firmata solamente "Coro" e presenta il simbolo commerciale, il quale caratterizza tutti i pezzi in genere realizzati dopo il 1955, quando questa pratica ebbe inizio, sostituendo il vecchio metodo dei brevetti.  Non è necessario che un pezzo successivo al 1955 riporti il simbolo commerciale, poiché non tutte le aziende provvidero alla sostituzione immediatamente, ma è indiscutibile che una firma con marchio commerciale non possa essere precedente a tale data.

11 ottobre 2010

Oro rosa e argento invecchiato, sono i fiori di Hobè

Quando questa spilla veniva creata, probabilmente non si pensava al fatto che un giorno si sarebbe screpolata, che la doratura sarebbe mancata in dei punti, che la copertura rodiata dell'argento avrebbe lasciato spazio a zone infossate più scurite. Probabilmente si, si supponeva che un giorno gli anni avrebbero avuto la meglio sul lavoro dell'artista, ma non che gli stessi anni vi avrebbero aggiunto qualcosa piuttosto che toglierlo.


Gli effetti del tempo hanno, su molti pezzi, un effetto magico, quasi come se fosse quell'ultimo trattamento che il creatore non è in grado di realizzare e affida agli anni la propria creazione affinché si avvicini alla perfezione.


I pezzi di ispirazione floreale, di presentazione abbondante ed espressiva, sono i più adatti a questo "trattamento" finale. Le differenti texture si accentuano, i diversi livelli si differenziano ancora di più, le profondità e i contrasti si esaltano.


E' anche questa la meraviglia del vintage. Non solo l'avere qualcosa in condizioni pari al nuovo ma proveniente da molti decenni fa. Anche l'apprezzare la scrittura degli anni sopra un oggetto amato, riconoscerne l'elegante calligrafia e vedervi una parte inscindibile del pezzo stesso.


Nella foto, spilla firmata Hobè, in argento 925 "sterling" con elementi placcati in oro 14k di tonalità rosa, secondo la tecnica Gold Filled.

10 ottobre 2010

Mezza Duette di Coro, una deliziosa "fur clip"

Pochi giorni fa abbiamo menzionato le meravigliose Duette di Coro: spille doppie, spesso simmetriche, unite da una struttura che le fa diventare una spilla sola. Le Duette presentano una chiusura classica sulla "gabbia" o "cornice" che le regge, con il blocco dell'ago, mentre ognuno dei pezzi separabili presentano una chiusura con due aghi: la cosiddetta fur clip.


La fur clip è una spilla la cui chiusura è realizzata con due aghi paralleli, di solito più spessi di quelli delle spille classiche, e leggermente piegati, sulle punte, verso l'interno. Sono uniti da una base comune, quindi  si muovono su una stessa asse rispetto alla struttura della spilla, quasi come se si trattasse del cardine di una porta. Questa base ha un movimento duro, probabilmente una molla, e quindi si trova facilmente in posizione o completamente chiusa o completamente aperta, non permettendo alla spilla di dondolare.


Questo meccanismo è ideale per alcuni usi specifici del gioiello. Innanzitutto, non a caso si chiama fur clip, spilla da pelliccia. Un meccanismo come questo, con la molla così rigida, rende dispensabile un blocco della chiusura, blocco che sarebbe difficile da maneggiare in mezzo al pelo di una pelliccia. Inoltre, gli aghi più larghi e appuntiti penetrano più facilmente in un materiale spesso come il cuoio, senza il rischio di rovinarlo (gli eventuali fori non si vedrebbero sotto il pelo).


Infine, si tratta di un movimento semplice, discendente, che, con un po' di pratica, può eseguirsi con una sola mano. La pressione delle dita, sugli aghi dall'interno, e sul corpo della spilla dall'esterno, fa chiudere la spilla e trovare subito in posizione ideale. Questa chiusura permette di risistemare il pezzo quante volte si vuole, senza innervosirsi! 
Nelle fotografie sopra, mezza Duette firmata Coro, in argento 925. I pezzi in metallo bianco e con prevalenza di cristalli bianchi sono caratteristici degli anni '30, quindi si potrebbe supporre che si tratti di un pezzo piuttosto vecchio. La spilla è ricoperta di cristalli di misure e forme diverse, bianchi e rosa. Alcuni, purtroppo, si trovano scuriti dal tempo.


Questa immagine rappresenta un possibile uso per una spilla di questo genere: invece che a metà di un capo di abbigliamento, su un colletto o scialle, sul maglione piuttosto che su un cappellino, queste spille sono state collocate lungo la scollatura, per arricchirla. E' anche la situazione ideale nella quale usare due Duette spezzate.