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16 ottobre 2010

Come datare un pezzo di bigiotteria vintage?




A volte, amarli non basta. Chi colleziona o è semplicemente appassionato di bigiotteria vintage (o "Costume Jewelry"), sa bene che ad un certo punto il desiderio di sapere di più sui propri pezzi diventa impellente. E quale è il dato fondamentale? Sicuramente, l'età. L'età permette di scoprire molte alte informazioni, o di dare significato a quelle già disponibili. Infatti, il materiale o le tecniche utilizzate possono acquisire nuove sfumature alla luce del periodo al quale il pezzo appartiene.



Certo, gli specialisti non hanno bisogno di questi suggerimenti, e d'altronde non lo siamo nemmeno noi. Ma alcuni punti di partenza possono essere utili. Per prima cosa, verificare se l'oggetto porta la firma di un marchio. Alcune aziende hanno cambiato la loro firma negli anni, o creato apposite linee in determinati periodi. E' l'esempio di Coro, la quale ha realizzate un altissimo numero di linee esclusive, o di Boucher, i cui pezzi portano quasi sempre  un numero seriale che permette di identificarli con precisione. 
Se la firma da sola non è sufficiente, ossia non identifica un periodo preciso di attività, si può seguire altre piste, come ad esempio la tecnica utilizzata o il materiale. Sappiamo, ad esempio, che sono particolarmente abbondanti i pezzi in argento 925 "sterling" realizzati negli anni '40: durante il conflitto mondiale gli altri metalli erano stati destinati allo sforzo bellico. Ma l'utilizzo dell'argento esclusivamente negli anni '40 non è caratteristico di tutte le aziende: è il caso di Coro, di Alice Caviness, Hobè, ma non di Napier, che realizza splendidi pezzi in argento anche successivamente. Come se non bastasse, alcuni grandi nomi hanno realizzato linee quasi solo in argento, come ad esempio Bond Boyd o Wells.



Bisogna saper riconoscere gli stili, ma non è facile e ci vuole molto tempo e molto occhio. Indicativamente, sono caratteristici degli anni '50 i pezzi che utilizzano molto colore bianco e panna, spesso rappresentato da smalti su metallo color oro. Non necessariamente sono più astratti i design dei pezzi più recenti: bisogna osservare attentamente il percorso di ogni azienda, in quando forme più barocche possono succedere a quelle più minimali.
Bisogna ricordare, infine, il valore del marchio commerciale, il quale appare nel 1955 e identifica i pezzi creati successivamente. Molto utile può essere la presenza di un patent number, numero di brevetto. Tale numero può essere facilmente inserito in un sito di ricerca apposito (su Google è facile trovarlo) e identificare il disegno originale del pezzo, con la relativa data. Il problema è che spesso i numeri di brevetto erano indicati sui pezzi riferendosi al meccanismo utilizzato (ad esempio, nel caso di alcuni orecchini) e non al design. Quindi un meccanismo poteva essere usato anche vent'anni dopo. Certamente non prima, però: e ciò è già un aiuto. Infine, è possibile sfogliare direttamente i disegni originali del marchio (si trovano su alcuni siti internet) o le pubblicità dell'epoca (qualche volta vengono messe all'asta) alla ricerca del proprio pezzo.


Per i pezzi non firmati, il discorso diventa molto più complicato e diventa indispensabile conoscere i metalli, i colori, le mode, per poter attribuirgli un'età. Il consiglio resta quello di informarsi tramite pubblicazioni sul tema (un esempio utile può essere "Bijoux" di Deanna Farneti Cera, o la famosa pubblicazione di Brunialti, spesso riferimento dei collezionisti), in modo da imparare a riconoscere alcuni inequivocabili segni. D'altronde, la passione si esprime proprio in questo!
Nelle foto, spilla in argento 925 "sterling" firmata Coro, design di Adoph Katz del 1942.

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